Il Paradosso dell’Intelligenza Artificiale

Uno dei temi più diffusi della narrativa di fantascienza contemporanea, che comincia a interessare anche la filosofia, è quello dello sviluppo dell’Intelligenza Artificiale e del suo impatto sulla condizione umana.

Tema che è stato sviscerato in ogni modo e che mi pone spesso un dubbio sciocco.

Se questa Intelligenza Artificiale esistesse, saremmo in grado di riconoscerla ?

L’autore medio di fantascienza, mi darebbe del cretino, ricordandomi dell’esistenza del test di Turing.

Eppure, nonostante la mia ammirazione per il grande inglese, il suo test non mi convince pienamente: più che l’Intelligenza, mi sembra misurare l’Empatia di una macchina, la sua capacità di interagire e comunicare con noi.

Ma se questa Intelligenza non fosse empatica ? Non volesse o non potesse comunicare con noi, magari perchè i suoi paradigmi concettuali sono diversi dai nostri ?

Faccio l’esempio dei delfini: la loro intelligenza, sviluppata in un’ambiente diverso dal nostro, è per noi aliena e siamo incapaci di comprenderla pienamente.

Ma nel caso di un’Intelligenza Artificiale, magari nata nel cyberspazio per autopoiesi di automi cellulari, i cui concetti di Tempo, Spazio e Relazione sono totalmente diversi, l’abisso sarebbe ancora più ampio.

Magari un’Intelligenza Artificiale diffusa già esiste, solo che noi non siamo in grado di riconoscerla e viceversa…

5 pensieri su “Il Paradosso dell’Intelligenza Artificiale

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