Genesi

Un argomento che è poco studiata dagli storici anglosassoni è la complessa genesi dei piani di guerra tedeschi della Prima Guerra Mondiale

Il tutto cominciò nel 1880, quando Moltke Senior, si pose un problema strategico, all’epoca alquanto astratto e accademico, vista la politica di Bismark: come avrebbe potuto, l’alleanza austro tedesca, resistere a un attacco combinato franco russo e costringere Parigi e San Pietroburgo a una pace di compromesso.

L’idea che il vincitore di Sedan partorì era abbastanza sensata, partendo dai presupposti del 1870: Moltke era consapevole come il caos della mobilitazione francese avesse aiutato i prussiani, che, nonostante la battaglia di distruzione la guerra fosse continuata per un altro anno, logorando profondamente le armate prussiane e che alla Marna, per un solo colpo di fortuna il generale prussiano aveva evitato di fare la fine di Mac-Mahon.

In compenso, ritenendo l’esercito russo numeroso, ma male armato e peggio addestrato, Moltke pensò di eliminarlo, con l’aiuto austriaco, applicando in grande le idee di Sedan: lo zar, dopo la batosta, si sarebbe seduto al tavolo della pace e con un poco di pazienza e grazie alla mediazione inglese, si sarebbe raggiunto un compromesso con i francesi.

In termini pratici, sul fronte orientale la Prima armata si sarebbe concentrata nella difesa del confine tra la Prussia orientale e la Russia, mente la Seconda e la Terza, sarebbero schierate al confine prussiano meridionale con la Polonia, e avrebbero dovuto attaccare Varsavia da nord.

La capitale polacca era il principale centro di raccolta dell’esercito russo e nelle intenzioni doveva venire avviluppata da una manovra a tenaglia, completata dall’esercito austriaco da sud, proveniente dalla Galizia.

Sul fronte occidentale, invece, il piano prevedeva una difesa in profondità basata su due linee difensive parallele, la prima amcorata a Metz, la seconda trenta chilometri più indietro. Linea difensiva su cui i francesi si sarebbero logorati.

La situazione cambia parzialmente nel 1882, con la nascita della Triplice Alleanza: da una parte, vista la politica di Crispi, il rischio di una guerra con la Francia sembra essere più concreto, dall’altra, dal punto di vista militare sorge il problema di cosa diavolo fare dell’esercito italiano.

Andare all’attacco sulle Alpi, come diceva bene von Clausewitz è lo stesso che pretendere di sollevare un fucile afferrandolo dalla punta della baionetta; per cui, gli italiani devono rimanere sulla difensiva.

Dal punto di vista di Moltke, la cosa va pure bene, aumentando la dispersione delle truppe francesi e incrementando il loro logoramento.

Ma questo non andava bene al governo italiano che riteneva questo ruolo assai secondario: così Crispi nel 1887 propone di fare partecipare 2 corpi d’armata nelle campagna contro la Russia a supporto del contingente austriaco.

Se Moltke è abbastanza scettico, teme infatti che austriaci e italiani finiscano a spararsi tra loro, a Vienna scuotono il capo: la mobilitazione delle proprie truppe metterebbe già al limite le ferrovie austriache e non ci sarebbe possibilità di trasportare gli italiani sul fronte della Galizia. Se Crispi vuole combattere, si trovi lui l’avversario.

Così, sempre Moltke, ha una pensata: dato che è possibile come la Romania si possa schierare a favore della Russia, allora le truppe italiane combatteranno contro quelle di Bucarest.

Ipotesi che però viene archiviata nel 1888, a causa del trattato di amicizia tra Austria Ungheria e Romania che rende poco probabile l’intervento di Bucarest a favore della Russia, vanificando la guerra parallela crispina.

Così, nel 1888, Moltke, in un incontro con il suo omologo italiano Cosenz, ha un’idea, ma se gli italiani costituissero la riserva strategica dietro la seconda linea difensiva, sia per bloccare eventuali sfondamenti francesi, sia per organizzare un eventuale invasione, nel caso che Parigi, dopo il crollo russo, non si volesse sedere a tavolino ?

Cosenz accetta l’idea ed elabora il cosiddetto piano Vosgi: dall’italia partirebbero sei corpi d’armata e tre divisioni di cavalleria per supportare la Germania in Alsazia, entro 20 giorni dalla mobilitazione.

Tutti contenti, tranne gli austriaci che paventano sempre i collasso del loro sistema ferroviario: così Cosenz, senza probabilmente avvertire gli alleati, elabora il cosiddetto Piano S; la violazione della neutralità della confederazione elvetica, per costringere Berna a mettere a disposizione le sue ferrovie.

Ovviamente, appena Roma ci si rende conto delle ricadute diplomatiche di quanto ipotizzato da Cosenz, il generale viene riportato a più miti consigli; così i 20 giorni diventano un intento ipotetico: del tipo, noi mobilitiamo, però arriveremo sul fronte quando Dio vorrà

Nel 1889 Moltke da le dimissioni, godendosi la meritata pensione: Waldersee viene nominato al suo posto e condividendo i presupposti del predecessore, non tocca i piani bellici: però, consapevole che i tempi della mobilitazione italiana sono quelli che sono, chiede all’alleato di diminuire la pressione francese sull’Alsazia, creando un diversivo.

Cosenz, con molta fantasia e probabilmente bluffando con l’alleato, decide di elaborare il cosiddetto piano Rodano: occupazione della Corsica, per assicurare il controllo all’Italia del Centro del Mediterraneo e poi uno sbarco sulla foce del Rodano, per chiudere in una sacca le truppe francesi sulle Alpi.

Waldersee rendendosi conto di quanto è balzana l’idea, lascia correre… Nel 1891 Waldersee è sostituito da Schlieffen; intanto, però, dato che nella vita non si può mai sapere, Cosenz comincia studiare i piani di guerra contro l’alleato austriaco che prevede che in caso di difficoltà, l’Esercito Italiano si debba ritirarei sul Piave. Eppoi contrattaccare.

Nel 1892 tutto quello che sembrava accademia, diventa necessità urgente per i comandi tedeschi, dato l’alleanza tra Francia e Russia. A differenza di Moltke, Schlieffen ritiene la Francia il punto debole dell’alleanza: il problema è come eliminarlo.

Il punto di partenza è spostare da est ad ovest la tenaglia ipotizzata da Moltke, realizzando un’immensa Canne. I presupposti ci sono tutti: le truppe italiane che costituscono il centro, disposte in Alsazia e sulle Alpi, la manovra avvolgente sud del Piano Rodano; manca soltanto la manovra avvolgente da Nord, che porterà Schiefflen a ipotizzare l’invasione dell’Olanda e del Belgio.

E dato che il centro deve assecondare l’avanzata francese, il contingente italiano in Alsazi viene ridotto a cinque corpi d’armata e due divisioni di cavalleria che devono arrivare il giorno M+20.

Nel novembre 1912 scoppia un fulmine a ciel sereno: il generale Alberto Pollio, capo di stato maggiore italiano, manda un suo addetto a informare Moltke junior, che ha sostituito Schlieffe, di come l’Italia non sia in grado di adempiere ai suoi obblighi in base alla convenzione militare del 1888, causa situazione disastrosa in Libia

Moltke junior non si perde d’animo, rielaborando il piano Schiefflen, trasformandolo da piano della Triplice Alleanza a Piano Tedesco.

Un attento studio del piano Moltke ha dimostrato come il generale abbia assegnato ad ogni ala la stessa proporzione di forze prevista da Schlieffen. Questi aveva assegnato il 21,2% delle forze disponibili all’ala sinistra e lo stesso fece Moltke, sostituendo gli italiani con nuove forze tedesche che non erano disponibili nel 1905.

In maniera più audace, Moltke rinforza il lato destro apportando due ragionevoli cambiamenti al piano originale.

Schlieffen aveva pianificato due corpi d’armata sul fianco destro per operare contro l’Olanda e ne aveva assegnati altri cinque per conquistare Antwerp. Moltke cancellò l’invasione dell’Olanda e tolse tre corpi d’armata dalle forze per assediare Antwerp sostituendole con unità di Landwehr.

Sia nella versione di Schlieffen che in quella di Moltke, l’ala destra aveva un totale di 54 divisioni di prima linea o di riserva. Ma la versione di Moltke aumentava le forze veramente disponibili contro la Francia da 47 a 52 divisioni, un aumento di quasi l’ 11%. E allo stesso tempo riduceva le forze nemiche di due corpi d’armata evitando di combattere l’Olanda. Così il piano di Moltke era ancora più “schlieffeniano” di quello di Schlieffen

Nel gennaio 1913, però, Pollio cambia di nuovo le carte in tavola: dato che le cose in Libia sembrano andare bene, l’Italia può fornire il suo aiuto all’alleato tedesco.

Pollio spiega che in caso di guerra l’Italia avrebbe iniziato subito una offensiva sulle Alpi con quattro corpi d’armata e allo stesso tempo ne avrebbe usati 5 per l’operazione anfibia in Provenza.

Un corpo d’armata sarebbe stato utilizzato per la Corsica e i restanti due corpi attivi sarebbero stati pronti per un possibile invio in Germania. Tre corpi avevano il compito di difendere le coste.

Tutto viene perfezionato a gennaio 1914: L’Italia si presta a trasferire la sua terza armata, consistente in due divisioni di cavalleria e tre corpi d’armata – circa 150000 uomini – in Alsazia tra l’ottavo e il ventesimo giorno di mobilitazione, usando ben precise linee ferroviarie italiane, tedesche e autriache.

Entro tre giorni dall’arrivo in Alsazia, la Terza Armata avrebbe cominciato le operazioni in collaborazione con l’esercito tedesco.

La Germania sarebbe stata responsabile per le linee di comunicazione e la sicurezza sui fianchi mentre gli italiani avanzavano in Francia. Dal momento
che il settore italiano includeva le fortezze di Epinal e Belfort, i tedeschi avrebbero prestato otto batterie di obici da 210mm.

Ulteriori clausole obbligavano l’Italia a ridurre di 5 giorni, entro il 1 aprile 1915, i tempi di preparazione per le operazioni in Alsazia e anche di studiare il possibile aumento della forza della Terza Armata.

La riduzione del contingente italiano dai cinque corpi d’armata previsti nel 1888 a tre corpi d’armata, era il risultato del continuo impegno in Libia.

Comunque la riduzione non era grande come sembra, tra il 1888 e il 1914 la forza di un battaglione italiano era passata da 800 a 1040 uomini con un proporzionale aumento delle altre armi.

Così Moltke aveva due possibili piani bellici: quello triplicista, con il contributo italiano e viste la poca affidabilità di Roma, quello minimale, con i tedeschi che avrebbero fatto tutto da soli.

5 pensieri su “Genesi

  1. Pingback: Confusione nella Triplice | ilcantooscuro

  2. Pingback: Ucronia bellica | ilcantooscuro

  3. Pingback: Il Piano XVII | ilcantooscuro

  4. Pingback: I piani per la prima fase della prima guerra mondiale – hookii

  5. Pingback: Cadorna | ilcantooscuro

Lascia un commento