Angolo promozionale

Il mio solito angolo dedicato alle segnalazioni. La prima riguarda l’uscita del numero 17 di Next, rivista dell’avanguardia connettivista, che ospita un mio saggio sul rapporto tra Caos e Cosmos nell’arte contemporanea italiana.

Il blog dei giochi ha segnalato Il Canto Oscuro, cosa che male non fa, e domani si torna a Cerreto Laziale, dove oltre che del mio romanzo, si chiacchiererà di Fantascienza in Italia e di ebook

Infine su Blib TV c’è l’intervista di l’intervista di Nicolas Veneri al buon Francesco Troccoli…

San Pietro e Paolo

Oggi è San Pietro e Paolo, festa grande per l’Urbe. dalle tante tradizioni che si rinnovano ogni anno, come la benedizione e la consegna dei pallii, una stretta fascia di stoffa tessuta nella lana bianca di due agnelli allevati dai monaci trappisti dell’Abbazia delle Tre Fontane, benedetti dal Papa a Sant’Agnese fuori le Mura e tessuto dalle suore di clausura di Santa Cecilia in Trastevere, agli arcivescovi metropoliti da parte del Papa.

Oppure, ai “vesperoni”, la vestizione con gli abiti solenni della statua di San Pietro custodita nella basilica vaticana.

O la girandola di fuochi d’artificio di Castel Sant’Angelo, trazione che iniziò nel 1481, per celebrare il pontificato di Sisto IV. Spettacolo pirotecnico alla cui progettazione lavorarono Michelangelo e il Bernini e raccontato nelle pagine di Charles Dickens e nei sonetti di Gioacchino Belli, immortalato nelle stampe di Piranesi e nelle opere dei grandi pittori del passato, si ritrova già nei racconti dei Maestri delle Celebrazioni Liturgiche dei Papi di un tempo, come Paride De Grassis, Fulvio Servanzio e Paolo Mucanzio vissuti tra il 1500 e il 1600.

Evento interrotto nel 1861 e tornato in vita nel 2008… Il che può essere lo spunto per rinnovare un’altra tradizione interrotta dal 1937: l’illuminazione della Basilica di San Pietro che in questa ricorrenza si accendeva all’improvviso delle luci di migliaia di fiaccole e lanternoni sapientemente accesi da squadre di “sampietrini” che si calavano con un sistema di corde molto ingegnoso.

Nel 1780 Goethe ci descrive così la sua meraviglia davanti a tale spettacolo:

“L’illuminazione è uno spettacolo del mondo fantastico delle fiabe; non si crede ai propri occhi…Le belle forme del colonnato, della chiesa e della cupola, da prima tutto in un’ardente cornice di fuoco, e, dopo circa un’ora, in una massa rovente, è spettacolo unico e magnifico a vedersi. Basta pensare che l’edificio immenso serve in questa circostanza solo di palco, per comprendere facilmente che una cosa simile non può esistere al mondo. Il cielo era completamente sereno, e splendeva la luna, che smorzava dolcemente col suo chiarore il fuoco dei lumi; solo in ultimo, quando tutto, durante la seconda illuminazione, fu una vampata sola, anche il lume della luna apparve spento.”

I giochi di Mario

Parlando sempre della partita, non so voi, ma appartengo a quel tipo di tifosi che vogliono vedere solo ed esclusivamente la partita.

Già mi danno fastidio i replay delle azioni, quindi potete immaginare quanto mi possano interessare le riprese delle panchine o dei tifosi…

Però, con il senno di poi, oltre a qualche bella ragazza, ieri sera, sia tra i tedeschi, sia tra gli italiani vi erano certi personaggi folcloristici.

Uno che mi ha colpito, è il tizio vestito da Mario Bros, per chi non lo conoscesse, l’idraulico protagonista dei tanti giochi della Nintendo…

Insomma, ho avuto un attimo di nostalgia, ripensando a quanto ne ero appassionato da ragazzo… Per chi lo ama ancora o ha tempo per giocare (come lo invidio) consiglio un bel sito…

I giochi di Mario

In cui è protagonista di tanti divertenti microgiochi realizzati in flash

Italy two, Germany one

Italy two, Germany one.

Do visibilità a un bel post di Mia de Schur che racchiude le sue riflessioni sulla partita…. Io posso dire che ieri sera ho vissuto tante emozioni.

Dalla chiacchierata con Abhijat, il proprietario del kebab sotto casa mia, l’unico pronto a mettere le mani sul fuoco da giorni sulla vittoria azzurra… Lo ammetto pubblicamente: lui capisce molto più di calcio di quanto io possa comprendere del suo cricket.

All’invasione dell’oratorio, stavolta con il permesso del parroco che è stato coinvolto anche lui nel tifo indiavolato.

E la festa dopo la partita: a Piazza Vittorio eravamo romani, indiani, cinesi… Tutti a brindare e ballare sotto il tricolore.

No, non siamo i soliti pagliacci di italiani, pronti a esaltarsi per cose inutili: è l’orgoglio di un popolo, umiliato e spernacchiato da settimane da chi nella realtà dei fatti in economia è meno virtuoso di noi che ha ritrovato il suo momento di orgoglio e di riscatto.

Perché nella vita contano anche i simboli…

Rome possibili

La vera protagonista de Il Canto Oscuro è Roma, con la sua anima barocca. E quest’anima la rende pigra, affamata d’infinito e innamorata della Morte.

Una città in cui l’essenza delle cose non deve parlare alla ragione, ma all’istinto. In cui l’avversario non deve essere sconfitto o convinto, ma sedotto.

Dove tutto è teatro e ciò non è inteso come illusione, ma come arricchimento della realtà con l’infinito possibile.

Tutto ciò si riflette nelle azioni di street art del collettivo Sbagliati. Cosa fanno ? Fotografano un elemento architettonico, una porta o una finestra e lo riproducono con il plotter in alta defizione e grandezza naturale.

Poi lo incollano su un muro cieco, aprendo aperture su realtà immaginarie, alterando la nostra percezione su ciò che diamo per scontato, facendoci riflettere sullo spazio urbano e sulle infinite città che possono intersecarsi

Bukowski e Mafalda

Qualcuno in uno di questi posti… mi chiese: “Cosa fai? Come scrivi, come crei?” Non lo fai, gli dissi. Non provi. È molto importante: non provare, né per le Cadillac, né per la creazione o per l’immortalità. Aspetti, e se non succede niente, aspetti ancora un po’. È come un insetto in cima al muro. Aspetti che venga verso di te. Quando si avvicina abbastanza, lo raggiungi, lo schiacci e lo uccidi. O se ti piace il suo aspetto ne fai un animale domestico

Così parlò il grande Bukowski ed è forse la risposta più bella e grande a chi ti interroga mille volta sullo scrivere.

Scrivo per accade, come per il respirare. Se smettessi, sarei morto. Confesso che in un periodo di totale rincitrullimento, quando buttavo giù pessime poesie, avrei voluto essere come lui.

Ma l’unica cosa che ci accumunava era la quantità di alcolici consumata e qualche bella donna con cui sono andato a letto… Il talento, no, quello mancava del tutto.

Alla fine sono invecchiato male, non scrivo più versi, ma fantascienza, però ogni tanto mi prende al nostalgia di quei giorni, come adesso, in cui sto scorrendo Goodbye Bukowski, di Flavio Montelli, splendido ritratto a fumetti di un grande poeta

Accanto, è aperta 10 anni con Mafalda, un’antologia delle strisce di Quino, osservazione desolata e ironica di un mondo che ci propina ogni giorno delle pessime minestre che dobbiamo ingurgitare a forza.

Un mondo che forse non potremo mai migliorare, ma a cui non possiamo mai arrenderci, lottando con l’Arte, l’Ironia e il Disincanto

La paura in Narrativa

In narrativa la paura è un colpo che si prepara con cura per essere sparato all’improvviso nel brivido di un lettore, ma l’evento thriller è determinato da un fattore che in pochi prendono in considerazione: la traiettoria delle paura.

La paura è un colpo sparato a sangue freddo e ogni colpo sparato ha una Traiettoria. Una traiettoria è la linea tracciata da un corpo in movimento dal punto A al punto B, semplificando grossolanamente: l’assassino è quasi sempre il punto A, lo sfigato di turno è quasi sempre il punto B, perciò la paura parte sempre da A per poi raggiungere B, ma la strada che percorre può essere diversa.

Dritto per dritto, alle spalle, ad effetto, attraverso una carambola, dal basso verso l’alto, dal presente o dal nostro passato. In tutti i casi la paura ci coglie impreparati, proprio perché la sua traiettoria ci viene nascosta fino al suo manifestarsi innanzi a noi, ma quasi sempre la paura è là dove i nostri occhi non possono vedere…

Lorenzo Laneve

Iperrealismo

La definizione banale di iperrealismo, come pittura che rappresenta la realtà rielaborando una fotografia e cercando di essere più fedeli della normale percezione, è inesatta.

Il suo obiettivo non è illudere sull’esistenza, ma a far riflettere. Negli USA, ricollegandosi al Pop Art, sono rappresentati i simboli e le icone del mito americano. L’eccessivo dettaglio e i colori stranianti, superata la fase dello stupore, generano un senso di vuoto, facendo meditare l’osservatore sulla vera natura di ciò vede.

In Italia, la questione è differente. La base di partenza è la lunga tradizione del ritratto e della natura morta.

L’iperrealista italiano non vuole mostrare il vuoto della doxa, lo squallore dell’esistente, ma creare delle idee platoniche.

Porre cose e persone al di fuori del mutamento e del divenire, trascendendo il Vero e illumnandolo d’Assoluto. Se l’Iperrealismo americano può essere paragonato in letteratura al Verismo di Verga, quello italiano è simile al realismo magico.

Piccoli consigli

Il solito post dedicato alla pubblicità… Sul web si sta parlando sempre più spesso de Il Canto Oscuro: è stato segnalato da Fantasy Planet e citato da Finzioni Magazine, in un ottimo approfondimento sullo steampunk.

Tra l’altro, per chi vuole leggere steampunk nostrano, consiglio anche l’antologia Vapore Italico dell’Edizioni Scudo.

Segnalo inoltre il nuovo romanzo di Simone Ghelli intitolato Voi, onesti farabutti che uscirà a settembre per la collana “molecole” di Caratterimobili.

Un dialogo incompiuto tra generazioni: quella della Resistenza, le cui conquiste sono tradite ogni giorno che passa, e l’Attuale, naufraghi alla deriva di un paese che affonda

Non fate quella faccia…. Mica si può leggere solo letteratura fantastica 😀

One Piece, One Exibition #1 – Massimiliano Ercolani

Non sono un transumanista. Forse sono troppo intriso dal pensiero di Heidegger, dal suo essere per la morte, per apprezzare una vita senza fine.

Oppure ha la dannata paura di finire come gli Struldbrugs di Swift: sarò strano io, ma trascorrere un’eternità da rimbambito non mi pare un progetto molto allettante.

Però, lo mi sono simpatici: in un’Italia conformista, hanno mantenuto il gusto dell’eresia e dell’avanguardia.

Per cui, quando posso, cerco di partecipare, da spettatore critico e partecipe, ai loro eventi. Martedì 2 luglio ve ne sarà uno, One Piece, One Exibition #1 alla The Room Gallery, in via Cairoli a Roma.

Io sarò presente. Perchè è a due passi da casa mia, cosa che non guasta mai. Perchè parte de Il Canto Oscuro è stato revisionato nella tranquillità dei sotterranei della The Room Gallery

Per la stima che ho per l’organizzatore, gran conoscitore dell’Architettura Contemporanea…

Se può interessare, ecco la descrizione dell’evento

Raramente vi è stata una così grande produzione di cose come nel nostro secolo. Eppure, non possiamo affermare che questa sclerosi consumistica ci abbia donato una eguale dimensione di artefatti, di “oggetti la cui forma è giustificata dalla prestazione a cui era destinato, ancora prima della sua effettiva realizzazione”. Al contempo, ogni artefatto è anche l’unione di “artis” e “factum”, richiamando così un “effetto dell’arte” che ha il preciso intento di interferire con la percezione e la rappresentazione del mondo.
In un contesto di apparente indistinzione, in cui i parametri di valutazione dell’arte e dell’architettura sembrano smarriti o per lo meno in difficoltà, diventa fondamentale affrontare il problema posto dall'”opera”. La stessa nozione di opera viene già da tempo contestata, secondo un’attitudine tipicamente romantica che vede il pieno compimento proprio nella sua dissoluzione all’interno dei fatti dell’arte.
Il progetto “One piece, One exibition” nasce proprio come reazione a questa deriva comunicativa, capace di schiacciare tutto su tutto, gli eventi sulla critica, le opinioni sulle meditazioni. Questo ha portato di fatto all’uscita di scena dell’idea stessa di opera, che così svanisce, sommersa da un rumore di fondo che impedisce la riflessione sull’oggetto. Il primo e il terzo martedì di ogni mese, a partire da Luglio, ALTA – Associazione Laboratorio di TransArchitettura, in collaborazione con The Room Gallery, presenteranno un lavoro elaborato da artisti, architetti, designer, ma anche di curatori e critici indipendenti, al fine di tornare a riaffermare la centralità dell’opera. Protagonista di ogni incontro sarà infatti quello di un singolo lavoro prodotto dagli ospiti di The Room, i quali avranno piena libertà di parlare quanto credono del loro progetto. Il tutto, sempre cercando di tenere fissa l’attenzione su l’opera. L’artista, i curatori, la galleria scomparirà. Solo all’opera verrà dato spazio. Un’opera che verrà comunque contestualizzata all’interno di un tema, che verrà rinnovato ogni quattro incontri.

Il primo ospite di “One piece, One exibition” sarà Francesco Lipari di OFL studio, che presenterà il suo progetto “X”.

Nota: a causa di modifiche in corso d’opera, il primo primo ospite di “One piece, One exibition” sarà Massimiliano Ercolani di DokcLab.

Francesco Lipari parteciperà al terzo evento